Ospitalità, disciplina e virtù
La Bibbia
ebraica, la quale i cristiani chiamano Antico Testamento, contiene due versi con il
comandamento di amare gli altri e più di trenta di amare gli stranieri. Abramo ospitò
i pellegrini nella sua tenda senza sapere che erano angeli di Dio. Il Testamento
cristiano, chiamato il Nuovo Testamento, contiene numerosi passaggi su
ospitalità. Paul incluse come una caratteristica essenziale nel dei leader nelle
comunità primitive. I primi ordini monastici avevano come premessa di base il ricevere
quelo bussava alla porta, senza indagare sulla condizione che li portasse a
cercare riparo.
Da giorni
che sto a riflettere sul tema dell’ospitalità. Senza pensare religiosamente,
ritengo l’ospitalità una delle più belle virtù della nostra fragile costruzione
umana. Essa implica di rinunciare certi comfort per accogliere coloro che non sono
protetti. Capisco che l’ospitale si disciplina ad abdicare dal comfort del suo
spazio per ricevere i senzatetto, il senza patria, sociali esclusi.
L'ospitalità accetta il disagio di vivere con chi non è stato invitato alla
festa. Dove solo i ben accettati e ben riconosciuti sarebbero benvenuti,
qualcuno con una tale disciplina fa diventare l'ambiente inclusivo.
Oso pensare
ad un tipo di ospitalità razionale. Sarebbe un tratto delle
persone con il coraggio per creare un po´ di spazio nelle loro credenze care in
nome della convivenza. Può
anche essere ospitale uno che ti
permette di aprire qualsiasi spiraglio nelle sue certezze. Ospita l'altro e gli
fa trovare l'opportunità di esprimere le sue opinioni. Se consento eventuali
crepe nella stanza ermetica delle mie certezze ed ascolto il diverso,
soprattutto se proviene da una oppressione forse aerare la mia ricerca della
verità. A proposito, la compassione (soffrire insieme) ha molto a che fare con
la disposizione di rischiare il proprio inferno pur di offrire cuore e braccio a
chi soffre.
Il
cristianesimo cominciò come ospitalità collegata alla spiritualità. Gesù non si
mostrò costretto ad effettuare aggiustamenti nella cultura in cui fu allevato,
la religione in cui fu educato o nei sermoni che proferiva quando la situazione
dello straniero (la donna siro-fenicia), dell’escluso (la donna colta in
adulterio) o del discriminato ( lebbrosi) era in pericolo. A proposito, non c'è
giustizia senza la pratica dell’ospitalità. Prima di nascere il desiderio di
vedere diritti degli oppressi restaurato, è necessario che sia già preesistente
la volontà di rinunciare a tutti i comfort, a nome degli oppressi.
Ho un
esempio migliore. Nel libro di Tom Sawyer, Le avventure di Huckleberry Finn, il
personaggio fa amicizia con uno schiavo di nome Jim. Vedendo il suo amico in
fuga, Huckleberry non è sicuro su come procedere in quella situazione. Nel
culto, ascolta un sermone ancora oggi strano. Il pastore avverte dal pulpito
che chiunque non denunci gli schiavi in fuga andrà all'inferno. Huckleberry, in
uno strappo di ospitalità autentica, dice a se stesso: io vado all'inferno, allora.
In queste digressioni,
chiedo: chi nei nostri giorni si disporrebbe volontariamente non a mandare, ma a
provare l'inferno per i palestinesi, gli omosessuali, i musulmani, i rifugiati,
gli indigeni e molti altri emarginati si sentano accolti?
Soli Deo Gloria
Ricardo Gondim
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