Moltiplicare la vita
Centuplico
la passione di vivere. I colori della fine della giornata mi affascinano. Tutto
mi stupisce: i geni mi intrigano, le poetesse mi seducono, i santi mi
costringono, quelli che hanno fame di giustizia mi sfidano, i solidali mi
stimolano.
Ogni
giorno la vita diventa più bella. Mi vedo attaccato ad essa - in realtà,
dipendente. I sapori stuzzicano il mio appetito, i silenzi mi attirano, i
misteri mi destabilizzano, gli orizzonti mi istigano. Io porto il miracolo di
tutto vicino agli occhi e resto senza reazione; un po’ strabico, cerco di
contemplare l'ineffabile. Il mio viaggio verso il trascendente è infinito.
Assaggio
il tempo, le cose e le persone. Trebbiare l'esistenza mi è schiacciante e
delizioso allo stesso tempo.
Toccato,
perseguo questa avventura chiamata vita. Gli altruisti mi umiliano, i saggi
chiamano al sapere, gli artisti mi incoraggiano verso il bello. Rimango davanti
alla fertilità creativa di autori, poeti e scultori. Noi umani rimaniamo fonte
inesauribile di creatività: librerie, un giorno, non comporteranno tanti libri,
e il Louvre richiederà ulteriori annessi.
Oh,
se potessi, vorrei vivere per più di un secolo. Testimonierei nuove invenzioni,
assisterei alle straordinarie gesta della scienza. Siamo riusciti, nonostante
noi stessi, a svelare il futuro. L’avvenire oggi seminato potrebbe rivelarsi
quello che i profeti hanno sognato. Io amo la vita quando osservo che il
previsto non è inesorabile.
La
maturità mi ha insegnato che gli esperti ed i potenti, per quanto ci provino,
non riusciranno a regolare gli ingranaggi del quotidiano. L'insolito è anche
parte della nostra strada. Non si può sfuggire dal pericolo di esistere, anche
se la sofferenza umana si è universalizzata. Tuttavia, non mi rassegno. Se soffro
delle ansie non mie, cerco di essere compagno di chi non ha rinunciato. La
chiamata divina di far sì che la giustizia e la pace si diano la mano ancora ci
sta. Se claudico, insisto nel chiamare le braccia, le gambe e la bocca a mettersi
al servizio di un altro mondo possibile.
Anche
le contraddizioni della vita mi abbagliano. Sono altrettanto paradossale.
Impetuoso, salto come i cervi. Assillato, mi nascondo come lepre. Minacciato,
ruggisco come un leone. Spensierato, ballo come un colibrì. Quando poetizzo,
verso lacrime fino a cospargerle come rugiada sulla carta. Se mi vesto da
idealista, sono tentato di desistere in mezzo alle delusioni. Come la vita,
rimango mistero a me stesso.
Mi
sono incollato al mestiere avventuroso di andare avanti. So che mi restano
pochi giorni. Devo scappare dalla trappola della monotonia. Riconosco le mie
difficoltà. Tengo vecchi rancori. Io sono un introverso; a volte malinconico. Cerco
di fermare questa emorragia emotiva: loro ruban o la gioia. Voglio la libertà di
disdegnare le convenienze più costose. Mi rifiuto di mettere la coscienza sul “bancone
dei saldi”. Ansimo di parlare di più con gli scantinati dove si aggirano i miei
desideri. Ho bisogno di capire meglio le pulsioni di vita e di morte che
popolano l’inconscio.
Ho
bisogno di avvicinarmi a quello che è semplice e strozzarmi di gioia nel
momento magico in cui la porta della chiesa si apre e la sposa va all’incontro
dell’amato; l'odore del caffè caldo al mattino; ascoltare la ragazza cantare,
anche se stonata; leggere la lettera del carcerato con attenzione; capire le
ragioni degli adolescenti. Vivere è rimanere sensibili.
Perdo
la fretta. Desisto di sommare onnipotenze. Faccio a meno della perfezione. Gusto
i pochi anni mi restano accanto a chi mi
vuole bene. Che bello non dover provarsi tutto il tempo. Rinasco per scoprire
che la vita accade solo, infinitamente, nella grazia.
Ricardo Gondim
Soli
Deo Gloria
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