Rieducazione alla vita

                                    


Inganni, tradimenti e delusioni sono serviti a rieducarmi. Dovevo disimparare alcuni valori che ho incorporato nel corso degli anni. La mia scuola è stata complicata. Ho vissuto accanto alle vespe affascinate dalla luce di ogni specie e anch’io ne sono rimasto ipnotizzato. Non so esattamente quando, ma ho intravisto in mezzo alle mie vanità che vivevo con alcuni “Adoni” travestiti da profeti. Mi sono svegliato: arie altezzose di persone corrodevano i valori che ho imparato dal mio vecchio padre. Ad un certo punto, ho notato che era giunto il momento di avvilire  il cuore da deliri vanagloriosi.

Ora dico alla mia l'anima a non bramare per qualcosa che mi lasci con la cravatta lavata e il colletto bianco. Voglio non aver più bisogno di coriandoli, palme e riflettori.    

Io propongo a me stesso di vivere senza far storie. Dopo molte lotte, lo ammetto: ho poche storie incredibili da raccontare. La maggior parte del tempo parlo e non vedo dei grandi rapimenti su chi mi ascolta. Cherubini non compaiono nelle mie preghiere. Voglio restare così. Spero che le persone comuni diventino mie amiche. Voglio la compagnia di gente che sia attratta dalla semplicità.

Io non eviterò la densità delle mie preoccupazioni. I dubbi mi assillano. Mi occupo di desideri impossibili. Condivido la gioia e lo stupore accanto alle famiglie con bambini affetti da sindromi genetiche. Piango con i genitori dei tossicodipendenti. Abbraccio gli alcolisti. Decido di non allontanarmi dal dramma umano. Abbandono dottrine universali  che accreditavano la sofferenza sul conto di una "provvidenza" di Dio: esse mi hanno derubato l’umanità.

Lungo la strada della solidarietà, mi rifiuto di ripetere il pessimismo antropologico che tratta i bambini come peccatori e vipere, pronti ad iniettare del veleno ereditato da Adamo. Piango per le condizioni disumane imposte dai dittatori ai musulmani. Non accetto la miseria dell'India come causa del peccato d’idolatria; critico l'imperialismo britannico che produsse quella povertà estrema. Io non mi conformo con i tentativi di giustificare teologicamente il furore del colonialismo in Africa e America Latina.

So che la vita è spaventatrice, ma comunque intendo di non dimenticare mai di confutare me. Sono critico di ciò che scrivo. Persevererò nel mettere in dubbio le conclusioni alle quali sono giunto e deridere le mie certezze.

Non esiterò quando mi vedranno in pasticcio nei paradossi delle mie riflessioni. Darò uma mazzata alla teologia che da poco tempo aveva senso. Non sarò timido a far cadere delle ringhiere che proteggevano le mie convinzioni. Perché temere l'incertezza? Confesso che mi sento sfidato ad entrare in contatto con persone che sfidano le fondamenta religiose – a patto che siano solo etiche ed integre.

Perdo la paura di esilio imposto da onesti farisei. In qualche modo, vedo che ero pronto a dare spalla a degli inviti allettanti. Non sogno di ritornare sotto i riflettori. Ho smesso di vivere con l’elite e non me ne pento.

Non nego l'angoscia di percepirmi come mortale. Non soddisfatto della brevità della vita, intensifico quotidiano. Ho poco tempo ma non voglio conoscere nessun ghiacciaio cileno, scalare alcuna vetta alpina e tuffarmi in alcuni coralli dei Caraibi. Conto gli anni e mi chiedo quanti libri ancora leggerò. Capire la filosofia di Hegel? Gusterò più poesia? Mediterò sulla Sacra Scrittura? Noto la fame di vivere quando guardo la sabbia della clessidra che scorre incessantemente.

Assumo che la felicità non è un assoluto, solo un modo per rendersi conto del momento. In ritardo, ho imparato a fare i pasti in un rito sacro. Oggi più che mai  prendo cura perché le strette di mano valgano come un gesto di amicizia. Spero di ridere false onnipotenze - la mia, per lo più.

Ho messo la speranza nel mio orizzonte esistenziale. Il fragile seme che spensieratamente semino bisogna portare la destinazione di essere una quercia. Presto passerò. Dico addio al sogno di Icaro: non ambisco il sole sulla strada, a me basta una lampada. Ah, finalmente: se accendo la striscia della polvere da sparo, sono contento!

Soli Deo Gloria.

Ricardo Gondim

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