Storia in costruzione
Mi è stato detto che man mano invecchiamo, ci ricordiamo del passato.
Non è vero! Anche se non sono nemmeno vicino alla vecchiaia, vedo molti eventi
che si sono irrimediabilmente persi sotto le macerie di un corrosivo vento
chiamato tempo.
Vorrei ricordare il giorno esatto in cui io e mio padre uscimmo per
raccogliere cagiù in un cespuglio. Se io potessi fissare quella data, sarebbe
la mia festa nazionale. Eletta come la data più importante del Natale o della Pasqua.
Questa giornata fa parte dei miei primi ricordi. Non riesco a registrare
un’altra prima data, e in essa conquistai una giungla. Vivevamo in un quartiere
deserto con un nome molto particolare:
Cocorote. Solo da adulto in una
conversazione casuale ho imparato il suo significato: quando un brigadiere della
Forza Aerea Brasiliana ci divertiva durante una cena in suo onore, raccontando
peculiarità del mondo dell’aeronautica. So che non lui nemmeno percepì la mia felicità quando scherzosamente spiegò l'origine del nome del mio primo
quartiere. Inizialmente c’informò che gli americani utilizzarono Fortaleza come
pista di atterraggio e rifornimento di carburante al fine di raggiungere la
costa dell’Africa nella Seconda Guerra Mondiale. Siccome alla soglia della
pista correva l’imponente fiume Cocò, gli aerei salivano sulla rotta del Cocò -
"The Coco Route" in inglese.
Anni dopo, costruirono alcune case tra i cagiù e chimarono quelle parti
Cocorote - ovviamente in "cearês",
cioè, nel parlato del cearense. Fu lì,
prima della nascita del distretto di Aerolândia, che armato con una canna di
bambù feci cadere tanti cagiù da non finire mai. Il mio atto di coraggio in un
mondo selvaggio.
Vorrei ricordare una storia che ho sentito dalla nonna Maria Cristina
quando mi metteva a dormire. Lei cullava un’amaca e mi ubriacava di sonno con
le buffonate di Pietro Malazarte, figura del folclore del nord-est brasiliano.
Poco tempo fa, stavo curiosando in un piccolo negozio di libri e ho trovato un
piccolo dizionario di leggende, favole e storie del popolo del nordest. C'era tutta
una sezione per il tale Pedro Malazarte, un irrequieto immaginario, uno che
combina guai e ne scappa sempre con una lezione di morale. Ho letto l'intero
libro e non sono riuscito ad associare nessuno dei racconti ai residui che tengo ancora di quelle storie favolose
della mia infanzia. Se me ne ricordasse, le incornicierei nella mia stanza. Con
loro, ho iniziato nel mondo della fiction, del romanzo. Con la dolce voce di
mia nonna, viaggiai per il mondo immaginario dove i gatti parlano, stivali divoravano
grandi distanze e le storie erano sempre a lieto fine.
Mi piacerebbe ricordare la prima canzone che sentì in um ambiente
evangelico, nei corridoi della Lega Evangelica di Sostegno - che ospita gli
anziani ed è mantenuta dalla chiesa presbiteriana. La famiglia che mi evangelizzò
visitava quel centro di accoglienza ogni domenica pomeriggio, svolgendo culti
tra gli anziani. Subito sentì cantare accompagnato dalla fisarmonica un uomo
cieco, nero e con una orribile deformità sulla pelle.Mi innorridii dal suo
aspetto: le punte del naso e delle orecchie si distinguevano come funghi giganti.
Ma la sua musica mi toccò profondamente.
Raccontava la vita dei personaggi biblici che soffrirono molto. Poi affermava
che pur non possedendo nulla in questo mondo, aveva l'amore di Dio: . “E per
questo erano più che milionari" Se solo potessi ricordare quella canzone,
chiederei di non cantare più "Tanti
Auguri " per il mio compleanno. Quello sarebbe l'inno della mia
vita. Per non dimenticare mai che iniziai la mia carriera in una casa cristiana
per anziani, ascoltando um nero cieco e malato cantare che era più che un
milionario.
Mi piacerebbe ricordare queste cose per essere grato, per essere sempre
riconoscente, esserlo con il mio cuore, con animo grato a Dio. Lui mi porta alle
Sue braccia dalle mie origini e con le mani da gioielliere scrive la mia
storia.
Soli Deo
Gloria
Ricardo Gondim
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