L’irremediabile borghesia religiosa




Se non mi fallisce la memoria, la frase è di Cazuza. "La borghesia puzza, ma ha i suoi fascini."* Per la classifica più ordinaria dei brasiliani, io nacqui nella classe "C", ovvero, nel piano di sotto di quella burguesia. Destinato a viaggiare nelle carrozze puzzolenti dietro al treno, la mia infanzia non ha avuto tanti vizi. Io crebbi senza un automobile (avevo 17 anni quando papà mi comprò una macchina), senza frequentare bar nei week-end e senza vestiti di marca. No, non fummo mai poveri. Avevamo sicurezza alimentare ed una grande famiglia con degli zii che ci affiancavano negli affanni.
Ma per entrare nel ballo adolescenziale di pomeriggio del Club Nautico, io avevo bisogno di saltarne il muro. Per prendere un ghiacciolo all’intervallo delle lezioni dovevo andare a scuola a piedi e per mangiare una mela, ammalarmi.
Divenni un militante del patetico alpinismo sociale. Nel mio primo lavoro, fissai la meta di comprarmi un Maggiolino della Volkswagen. Io lavorai come un rematore di galea, ma un anno più tardi lasciai la concessionaria montato su una quattro ruote tedesche - e più trenta sei rate. Da allora poi, continuai a salire. Arrivai al mondo colorato della classe "B." Io non ero più un rimediato spiantato. Presto notai che le scalinate religiose potrebbero condurmi a posti più alti.
Io passai la maggior parte dei miei giorni fra Cristiani che facevano della religione il trampolino sociale che la società gli negò. Sapevo che la logica religiosa che accettavo volentieri (e pure la fortificavo) serviva alle aspirazioni dei piccoli ricchi.
Prima, negli Stati Uniti. Io viaggiai estensivamente per pressocché il territorio intero ed io conobbi l’America profonda. Predicai tanto in chiese grandi quanto in chiesacce. Io evitai, per interesse, osservare che i pentecostali facevano uno sforzo per mostrare che non erano i cugini poveri dei Battisti e presbiteriani Per due volte, io partecipai al Consiglio Generale delle Assemblee di Dio. Non c'è come descrivere la sfilata di vanità che vidi in quelle riunioni. Per i corridoi affollati da più di quindici mila pastori, donne da trucchi sbavati indossavano abiti cari e i mariti lottavano per vincere la targa di "Maggior Contribuente di Missioni Mondiali."
Dopo che ritornai in Brasile, tentai anche di accecare per quel che vedevo. Io non volli notare come leader denominazionali adoperavano ridicole manipolazioni per mantenersi temuti come comandanti. Pastori oriundi degli strati sociali da dove pure io uscii , si sentevano sfidati per passare per lo stretto maglio del setaccio sociale. Alcuni presto rivelavano segnali esterni di ricchezza, fama, gloria. Quello li spingeva alla lotta ed io (l’ammetto) volevo essere come uno di loro. Gli unti apparivano accanto a politici famosi, viaggiavano in Israele e mettevano su dei posti missionari oltremare.

Man mano mi allontanai da quel mondo che cominciò a stampare il biglietto da visita con il titolo di Apostolo. Poi, con le mega società religiose, quando lo status crebbe, io decisi di andarmene una volta per tutte. I veramente unti cominciarono a girare in BMW, elicotteri ed airjet. Risolsi in effetti di non desiderare quei giocattolini che “brevettavano” la benedizione di Dio.
Il mondo evangelico è contaminato da questa spiritualità piccolo-borghese. Incoraggiato dalla logica che servire a Dio è proficuo, il credente va alla ricerca del trucco che apre la porta del lavoro, che lo fa superare l'esame di ingresso all’Università, che risolve le cause nella giustizia, che aiuta nelle dispute pubbliche ed aumenta gli stipendi. Per lui, la prova che Dio esiste si trova in quei piccoli miracoli; e la miglior testimonianza della verità della fede, nella capacità di far muovere il braccio dell’Eterno.
Io fui appena linciato quando affermai in uno studio biblico che Dio non apre porta di lavoro. Subì critiche per dire, basato sul Sermone della Montagna, che Gesù insegnò ai figli di Dio a non chiedere cose materiali. All’inizio, non capii la reazione virulenta. Perché tale resistenza alla proposta di spiritualità che rinuncia agli interventi divini per andare bene nella vita? Ma, più mi ricordo delle ambizioni che popolavano il mio cuore giovanile, dei corridoi di quelle convenzioni americane e della cafonaggine degli evangelisti nuovi ricchi, l’ammetto: non ci si libera facilmente dalle preghiere miracolose che promettono i fascini della borghesia, senza puzzare.

Soli Deo Gloria
Da: Ricardo Gondim

Ps.: Famoso cantautore brasiliano morto di AIDS nel 1990, noto anche per le sue canzoni di critica alla società borghese, mezzo in cui lui proprio crebbe.

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